FAI IL LAVORO CHE TI PIACE E NON LAVORERAI UN GIORNO. Ho qualche piccolo dubbio…
“Fai il lavoro che ti piace e non lavorerai un giorno”. Quanto spesso abbiamo sentito pronunciare questa frase? E quanto di vero è contenuto in essa? Spesso, soprattutto in una professione come quella del fotografo, il confine tra lavoro e passione è davvero molto sottile; ricorrere alla creatività come fonte prima all’interno della propria vita richiede uno stimolo continuo che non si esaurisce nemmeno nel tempo libero. Mi chiedo, dunque, se tutto ciò non rientri nel cosiddetto “workhaolic”
Ho sempre amato il mio lavoro, soprattuto per il fatto di aver reso quella che prima era solo una passione in una vera e propria carriera professionale. La questione risiede proprio in questo dettaglio; dovendo liberare la fantasia e prendere costantemente ispirazione dall’esterno, sarebbero da considerarsi ore di lavoro anche quelle spese visitando una galleria d’arte, leggendo, facendo una passeggiata, navigando sui social, stando con la famiglia?
Sicuramente ognuno di questi stimoli concorre a plasmare le idee che potrò attuare durante le giornate lavorative ma occorre essere in grado di distinguere in quali momenti applicarsi concretamente e in quali lasciare che la professione torni a essere intima passione da cui distillare vitalità e freschezza nuove.
In conclusione, vorrei riflettere sul fatto che sì, fare il lavoro che piace equivale a non lavorare un giorno, ma solo nel momento in cui ci si rende conto che anche una passione necessita di svago.